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Due momenti cruciali nella gestione di gran parte delle malattie dell’uomo sono la diagnosi ed il monitoraggio dell’andamento della malattia stessa. I bio-marcatori contribuiscono in maniera determinante sia alla diagnosi che al follow-up e le tecniche attraverso cui vengono analizzati sono poco costose e per nulla invasive. E’ evidente che l’interesse scientifico e le possibili ricadute industriali sono molto grandi. I bio-marcatori possono essere identificati attraverso differenti approcci:
- l’approccio genetico che riguarda specialmente la messa a punto di kit diagnostici per malattie genetiche, rare o multifattoriali, per lo più basati su PCR multiplex per l’analisi contemporanea di più mutazioni che risultano particolarmente frequenti nella popolazione;
- l’approccio genomico mirante all’identificazione di varianti genetiche frequenti e rare utilizzando genotyping ad alta densità e deep sequencing e che rappresenta un’attività di frontiera per la diagnosi e, soprattutto, la definizione della prognosi delle malattie rare o multifattoriali;
- l’approccio trascrittomico che prevede invece l’identificazione, mediante tecniche di microarray e di deep sequencing, di profili di espressione genica caratteristici di specifiche patologie, da cui estrapolare uno o più geni la cui alterata espressione può servire da bio-marcatore diagnostico, prognostico e di monitoraggio;
- l’approccio epigenomico basato sull’identificazione tramite deep sequencing delle mappe genomiche di metilazione del DNA e delle modificazioni istoniche;
- l’approccio proteomico, basato sulla metodologia DIGE associata a MS peptide fingerprint, viene usato per identificare bio-marcatori proteici sia in tessuti che in liquidi biologici.
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Produzione biotecnologica di probiotici
I lattobacilli sono i microrganismi dominanti nella flora vaginale di donne sane; la loro funzione probiotica consente di mantenere un ambiente che limita la crescita dei patogeni producendo acidi organici e H2O2. Studi recenti hanno evidenziato inoltre l’attività viralicida di alcune strains.
Da tali studi è nata l’esigenza di sviluppare tecnologie produttive adeguate di ceppi di lattobacilli, in grado di aderire alle mucose vaginali e modulare la composizione della flora del tratto urogenitale per prevenirne le infezioni, da introdurre come componenti attivi di preparazioni alimentari e farmaceutiche e di processi di conservazione ottimali che prolunghino la shelf-life dei lattobacilli prodotti.
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L’impiego delle biotecnologie per ridurre i consumi energetici e di sostanze chimiche inquinanti, costituisce sempre più una valida alternativa ai metodi tradizionali (chimici e fisici) di trattamento di:
- Acque di scarto ed effluenti industriali
- Acque potabili e di processo
- Aria e scarichi gassosi
- Suoli e terreni inquinati
- Rifiuti solidi
Le tecnologie più interessanti in questo campo sono rappresentate dalla bioremedation e dal bioassorbimento. La bioremedation si basa sulla degradazione di inquinanti da parte di microrganismi e/o dei loro sistemi enzimatici. Il bioassorbimento consiste, invece, nella rimozione di molecole inquinanti da parte di una biomassa viva o inattivata.
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Ricerca per il settore chimico-farmaceutico caratterizzata per l’ampio spettro di competenze ed attività. Il Progetto si propone di ottenere risultati in diversi campi:
- Produzione biotecnologica di glicosamminoglicani (GAGs)
- Caratterizzazione di molecole bioattive
- Produzione per via ricombinante di proteine e ormoni
- Drug design
- Sviluppo e caratterizzazione di biomateriali per tissue engineering
- Cellule staminali e loro applicazioni terapeutiche